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Intervento di Carlo Morandini – Presidente Riviera Friulana – al corso Paesaggi, luoghi e percorsi, di un territorio di terra e di acqua – Italia Nostra –

cervignano Corso nazionale di formazione 2016-2017

Conoscere per conoscersi – Cervignano del Friuli I.I.S.S. della Bassa friulana 24 – 02 – 2017 – Tema: Le istituzioni e il paesaggio.UN CLUB DI PRODOTTO
DI ENTI, AZIENDE, OPERATORI, SERVIZI, CREATO ATTORNO A UN MARCHIO DI TERRITORIO RIDENTE E SOLARE CHE SI INFILA PRIORITARIAMENTE NEI MOTORI DI RICERCA GLOBALI DEL WEB: RIVIERA … FRIULANA

LA NOSTRA RIVIERA PER UNA PROMOZIONE UNITARIA E IL LIVELLO IN ALTO DELLA QUALITA’ DELL’OFFERTA

Fin dall’età scolare, ma forse allora era proprio la realtà, la Bassa friulana mi era stata disegnata come un’area umida, poco urbanizzata e affatto infra strutturata, dove c’era l’agricoltura, ma su terreni sabbiosi, tutt’al più ghiaiosi, che consentivano di coltivare seminativi, e nella quale risaltavano soltanto Lignano e Grado, e nel vicino Veneto, Bibione, che si poteva raggiungere con un traghetto. Delle altre località non s sapeva nulla. Il mio primo contatto con il mare l’ho avuto intorno ai 4, 5 anni, e come mi raccontano esternando il mio stupore a tutti i passeggeri della corriera che mi stava trasportando a Lignano. Più tardi, quasi all’età adulta, al liceo, avrei ritrovato questa emozione, motivata dalla vastità della distesa delle acque, seppur si tratta di un golfo, nel rileggere una breve ma significativa poesia in lingua friulana del grande personaggio della nostra cultura friulana recentemente scomparso, che era Domenico Zannier: ‘Ven a viodilu il mar’ (vieni a vederlo il mare). Il fatto di avere vissuto come tanti giovani udinesi la mia adolescenza, e poi anche le estati degli anni successivi, tra la spiaggia di Lignano Sabbiadoro e la sua vita mondana, che allora era fiorente, anche in conseguenza del mio lavoro mi ha portato  a conoscere gli aspetti delle vocazioni della città balneare e del territorio rivierasco. A recepire le attese, i comportamenti, gli orientamenti, le criticità nell’interazione tra il turismo di massa e il territorio. Realtà diverse, composte da genti, persone, elementi diversi. Di diversa provenienza. I quali, se analizzati singolarmente, hanno aspettative e attitudini diverse. Sono però uniti da interessi comuni, da percorsi analoghi, da una propensione che può essere sinergica. Per tanti anni, per decenni, i lignanesi, compresi operatori e amministratori, hanno guardato con diffidenza oltre le acque lagunari, verso la skyline sulla quale si staglia Marano Lagunare. A volte con contrarietà, o addirittura ostilità. Dal lato opposto, lo svettare dei palazzi lignanesi sembrava quasi un ostacolo alla rotta che i pescherecci dovevano seguire, ogni notte, per uscire al largo, in mezzo all’Adriatico, a pescare. Questo, nonostante proprio da Marano sia salpato, all’inizio del secolo scorso Angelo Marin, il fondatore della ricettività lignanese del quale ancora rimane quale testimonianza l’Hotel Marin, gestito dal nipote Marco. E sì che Lignano è il più grande bacino di clientela per le pescherie. Eppure, pareva evidente fin d’allora che la vita di una grande città turistica, in particolare se sviluppata attorno alla balneazione, non poteva non essere posta in relazione con il territorio circostante. Un territorio, che man mano a differenza della città sviluppava le proprie vocazioni e attitudini, nei settori più affini al turismo specializzato. Sempre in conseguenza del mio lavoro di giornalista, un giorno, mentre seguivo un convegno sul ruolo e la storia dell’Isontino, nel salone dei musei del castello di Gorizia, fui colpito da un quadro dell’800, che ritraeva come vista a volo d’uccello la pianura padana, il nord est, quindi anche il Friuli Venezia Giulia, capovolti  rispetto alle carte geografiche tradizionali, anche più antiche. Immaginando, l’autore, di osservare le nostre terre, le nostre coste, la nostra riviera, come se fosse vista dalle Alpi, dalla parte austriaca, verso l’Adriatico. Evidentemente si trattava di un quadro realizzato all’epoca dell’impero austroungarico. Quando tra l’Austria e il Friuli non c’erano confini. Credo sia stato quel quadro a stimolarmi a pensare questa realtà con uno spirito diverso. Come un’unica realtà con una vocazione comune e ineludibile: il turismo. E sapete che cosa lega maggiormente la realtà rivierasca? È il paesaggio.  Una linea dei monti all’orizzonte, ora evidenziata dal candore della neve sulle cime, si staglia sulla pianura. Ne disegna i contorni. Una pianura, che proprio perché tale è facile da colonizzare, utilizzare, valorizzare, far vivere e rendere funzionale rispetto a un’offerta turistica moderna, di eccellenza, di pregio. Culturale, ambientale, paesaggistica, storica, archeologica, agroalimentare, enogastronomica, etnica. Sono gli elementi che compongono la cultura del territorio. Ma sono anche gli elementi che arricchiscono e completano l’offerta del territorio. Lo sviluppo, il passaggio da terre abbandonate alla lavorazione delle campagne, fino, oggi, alle colture specializzate, non soltanto asparagi primizia ma anche zafferano, riso, luppolo, e altro, il recupero e la valorizzazione di siti storici, come la Villa Manin di Passariano, la fortezza di Palmanova, la crescita della fruibilità dello scrigno archeologico di Aquileia, la scoperta di nuovi siti e risorse, come la fornace di Carlino, il ritrovamento del ponte romano a Palazzolo dello Stella, la navigabilità di questo fiume e la nascita tra le sue anse come tra quelle della Litoranea veneta o del fiume Corno, a San Giorgio di Nogaro, la valorizzazione del corso del fiume Tagliamento a Latisana, la riscoperta di vocazioni rurali antiche, come la coltivazione del pesco, a Fiumicello: fanno parte, se raccordate in rete, di un’offerta complessiva, di un prodotto turistico completo. Purchè proposto assieme alle grandi spiagge di Lignano Sabbiadoro e Grado. Proprio la crescita della cultura del territorio, e anche della propensione imprenditoriale, anche se su questo c’è ancora molto da lavorare, non hanno intaccato, anzi hanno rafforzato la consapevolezza tra le genti dell’area della necessità di tutelare il bene paesaggistico come una ricchezza ineludibile da preservare, per poter offrire anche alle prossime generazioni un patrimonio importante. Un bene da tutelare ma da sfruttare nel contempo. Ritorniamo un passo indietro. Dalla consapevolezza che occorreva e occorre fare qualcosa per far crescere l’area  rivierasca, la scelta di dedicarle un lavoro di ricerca, di ricomposizione, di coesione è stata conseguente. E ovviamente ho deciso di utilizzare la mia professionalità per poter dare un contributo personale più concreto possibile. Un libro. Un libro che potesse sintetizzare, fin dove possibile, ciò che forse nemmeno gli abitanti dell’area rivierasca, figurarsi delle città balneari, ricordano di possedere. Un libro descrittivo, che potesse rendere l’idea del sistema di rete. Con lo scopo di esaltare la ricchezza di tutto ciò che compone il nostro paesaggio. Del quale fanno parte anche le realizzazioni dell’uomo: dal campanile di Aquileia che svetta tra le isole lagunari come quello del santuario di Barbana nel gradese, al grande parco della Villa Manin di Passariano, che sbuca tra le terre di risorgiva del codroipese, ai bastioni del contrafforte stellato di Palmanova, che improvvisamente rompono la monotonia della piana rivierasca, ai boschi di Muzzana, residuali della grande foresta planiziale che ricopriva l’intera pianura padana, ai complessi di archeologia industriale, memoria di una civiltà passata, di Torviscosa. Quel libro, una sessantina le presentazioni in regione, in Italia nelle grandi fiere turistiche, enologiche, nautiche, all’estero, ha motivato un numero sempre maggiore di operatori, e di amministratori, a chiedermi di fare qualche cosa di più. Così, assieme a un promotore del territorio, fine conoscitore delle peculiarità rivierasche, palazzolese Doc, Walter Casasola, e a un conosciuto commercialista di San Marco, a Venezia, Fabio Barison, assieme a diversi operatori dell’area ho costituito l’Associazione culturale La Riviera Friulana, con uno statuto che è orientato a stimolare l’offerta di qualità e di pregio, l’eccellenza della proposta,  la rete, una sinergia e una collaborazione che debbono essere senza compromessi, condotte e sviluppate su buona parte delle attività e dei settori che compongono l’articolato paniere dell’offerta, che non è altro che l’offerta insita nella cultura del territorio. Belle parole, no!? In effetti sembra tutto così facile a dirsi. Ma si tratta affatto di un traguardo scontato. Perché all’orizzonte vi sono ancora ruggini, diffidenze tra i vari settori e le comunità locali. Ma una rete di proposta del territorio, non può essere efficace, né tale, se non è condivisa dal territorio. E in particolare da chi lo rappresenta. Così, nell’osare a sviluppare un progetto, sempre con accanto gli operatori più caldi, più attenti a stimolare a loro volta la riscoperta delle carature del loro territorio, in particolare ovviamente quelli della ristorazione, dell’enogastronomia, dell’agroalimentare, più vicini alle ricchezze e consapevoli delle potenzialità della loro terra, ci siamo spinti a sensibilizzare gli amministratori, dove ce ne fosse stato bisogno, sulla valenza della rete rivierasca. Del progetto di scalzare i pregiudizi, rimuovere gli ostacoli comunicativi, anche comportamentali che l’appartenenza a un’area denominata come Bassa, un vocabolo che specialmente dall’estero è letto tuttora in termini riduttivi e diminutivi, derivante dalla dominazione dell’impero austroungarico. L’Austria è tuttora suddivisa in Alta Austria, Bassa Austria ecc. per cominciare a comunicare un territorio e i suoi operatori, amministratori, abitanti, che se lo meritano, con un appellativo più solare, che è Riviera Friulana. Che altro non è che il titolo del mio libro pensato 11 anni fa. Riviera, è un appellativo che a fatto la fortuna di tante terre vocate al turismo: Riviera delle palme, nelle Marche, riviera romagnola, nell’Emilia romagna, riviera dei fiori, a Sanremo in Liguria, riviera amalfitana, nel golfo di Amalfi, in Campania, riviera dei gelsomini, a Bianco in Calabria… così, alle presentazioni del libro si sono sostituiti gli eventi, il Festival dei sapori della Riviera friulana, il Premio giornalistico Valerio Ghin, occasioni per coinvolgere e motivare gli operatori dell’enogastronomia, ma anche ricercatori, storici, archeologi, semeiologi, nutrizionisti, agronomi, ecc. a presentarsi assieme al pubblico, a volte selezionato di operatori esteri, giornalisti, E promuovere il gusto e i sapori dell’intero territorio rivierasco. Un’azione di rete, una sinergia che non poteva non destare l’interesse degli amministratori più attenti.  Così assieme a quelli di Lignano Sabbiadoro, al primo Festival dei sapori alla Terrazza Mare di Lignano Sabbiadoro, con la Società d’area ora Lisagest, il primo Comune a portare la sua voce rivierasca fu Fiumicello. Che chiese di aderire l’associazione con il vicesindaco Claudio Pizzin. Seguirono Latisana, con Andrea Tognato, Marano Lagunare, con Mario Cepile, Palazzolo dello Stella con il vicesindaco Franco Zoroddu, Carlino con il sindaco Diego Navarria, San Giorgio di Nogaro, con il sindaco Loris Del Frate, e Lignano Sabbiadoro con l’assessore Massimo Brini. Presidi, sulla mappa del Friuli Venezia Giulia, che hanno consentito di tracciare una rete ideale, di sinergie, collaborazioni, scambi, sostegno, promozione. Con eventi sviluppati da Lignano a Marano a Palazzolo a San Giorgio di Nogaro, pochi giorni fa, con il 4.premio Voce dell’Adriatico, da me ideato al Marina Sant’Andrea, la darsena dei vip, andato per la comunicazione a Mauro Pelaschier, già timoniere di Azzurra alla Coppa America, telecronista dell’Americas’ cup, per la Rai. E nelle edizioni precedenti a Cino Ricci, il guru dello sport della vela, Andrea Bergamasco, l’oceanografo che ha misurato l’Antartide, Corrado Piccinetti, il biologo di Linea verde e Linea blu sulla Rai. Eventi, iniziative, come la Carta del gusto, una mappa delle eccellenze enogastronomiche della Riviera friulana, la monografia Eccellenze culturali ed enogastronomiche della Riviera Friulana, itinerari per il turista attento, molto altro e la presenza costante sui media italiani, esteri, locali, specializzati, cartacei, in video, audio, web. Che fa conoscere l’articolata proposta rivierasca tra i potenziali fruitori in Italia e nel mondo, nelle lingue italiana, tedesca, inglese, presto anche in russo. Assieme alla collaborazione con le associazioni di volontariato e di promozione della cultura del territorio, come Italia Nostra, il Club Unesco di Udine, associazioni professionali come l’Assoenologi, le Donne del vino, l’Unione cuochi, sodalizi dell’area come il Gruppo Muzzana amatori tartufo di Muzzana del Turgnano, la Compagnia del bisato di Marano lagunare e altre. Che cosa ha sortito questo lavoro, che personalmente è stato sviluppato per puro spirito di volontariato, anche con notevoli costi personali, in particolare di tempo e professionali? A dieci anni dalla prima presentazione del libro, che si tenne nella sede della Società filologica friulana, presente l’assessore regionale alla Cultura (La Regione, come la provincia, la camera di commercio, i comuni hanno sostenuto in parte le nostre azioni), una parte dei Comuni dell’area rivierasca, ricordiamo che non ci può essere offerta vincente se non completa, quelli ricadenti nell’area retrostante Lignano, hanno voluto chiamare l’Unione territoriale nella quale sono stati raggruppati Uti Riviera Bassa friulana. Certo, direte voi, allora non abbiamo capito niente. Anche perché  questa denominazione, scovata nel web magari attraverso Google o i motori i ricerca impiegati da buyer e turisti per scegliere ove andare in ferie o in vacanza, non solo è del tutto cacofonica, che nella lingua italiana significa che …, ma addirittura genera confusione nello stesso motore di ricerca globale. Oltre che tra i turisti e i viaggiatori del territorio e i ricercatori delle culture del territorio. Evidentemente, trattandosi di un marchio registrato al momento della stesura del libro per evitarne l’uso distorto, come in questo caso, pretenderemo, ancorché utilizzato senza che il detentore ne fosse stato portato a conoscenza, questa discrasia venga corretta. Ma l’obiettivo del movimento rivierasco, nel quale ormai si riconoscono innumerevoli operatori della ricettività, della ristorazione, dell’enologia, del commercio, dei servizi per il turismo, della nautica, gli amministratori, è di fare sì che l’Uti Riviera Friulana possa promuovere, assieme, con la Villa Manin di Passariano, gioiello che ha già avviano una sinergia con la nostra Associazione, ricchezze come Palmanova e Aquileia, congiuntamente con Grado. Per creare un pacchetto di promozione di un club di prodotto completo e ricco, come lo è l’intero Friuli Venezia Giulia, che lanci l’intera offerta rivierasca attorno al marchio territoriale Riviera Friulana. Un sempre maggior numero di operatori, e di amministratori, alcuni ormai anche di Grado, così come le istituzioni, credono in questo progetto.  Che in dieci anni, un frammento nello spazio di un’era, un’eternità se misurati con il metro implacabile dell’innovazione, senza cancellare la storia di una parte dell’area che ha vissuto come identità della bassa, ha già cambiato il nome al territorio con lo slogan certamente solare di Riviera Friulana.

Carlo Morandini

Presidente Associazione culturale La Riviera Friulana

Vicepresidente nazionale della stampa agricola, agroalimentare, dell’ambiente e territorio, gruppo di specializzazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana